A vvolta nella foschia tremolante del deserto di Chihuahua, nel nord del Messico, sorge un'immensa città di adobe i cui edifici richiamano la forma di dune ondulate, serpenti e uccelli decapitati, testimoni silenziosi di riti ancestrali e della comunione tra l'essere umano e il suo ambiente. Si tratta di Paquimé, conosciuta anche come Casas Grandes.
Il primo europeo ad ammirarla fu il conquistador Francisco de Ibarra nel 1565, durante una spedizione nel nord della Nuova Spagna. Baltasar Obregón, nella sua cronaca del viaggio, scrisse che ciò che più impressionò gli spagnoli furono le dimensioni e la raffinatezza delle costruzioni residenziali di Paquimé: c'erano «case ampie, considerevolmente alte e robuste, di sei e sette piani, munite di torri e cinte murarie alla maniera dei forti, per proteggersi e difendersi dai nemici».…
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Storica (Digital) - 1 Issue, N. 182